domenica 28 febbraio 2010

Alyce in tu paise di casin! 2!

E boing boing 2 salti ed il coniglio scompare dalla vista, attraversa in un lampo vico di soziglia ed entra in un vicolo di fronte... Nessuno sembra far caso a Lui e cazzo ancora più strano riesce a passare in mezzo alla folla eterogenea del centro storico senza scontrare nessuno; evita senegalesi carichi di borse, turisti che fissano a bocca aperta i palazzi mentre piccoli ladri gli tagliano le borse e rubano i portafogli, bancarelle di merci varie e quant'altro fa parte della vita genovese.
Alyce gli corre dietro ma (porcatroia) scivola su una merda di cane monumentale, riprende l'equilibrio ma non in tempo, scontra la bancarella dei DVD porno dei cinesi e li fa volare tutti in strada; Men LI salta subito su dal suo finto abbiocco "Blutta tloia ma che cazzo fai??? che cazzo ti sei fatta blutta tossica di melda!!"
Alyce si rialza giusto in tempo per vedere la coda del coniglio scomparire dietro il muro, spintona Men Li "ma togliti dalle palle!" mandandola a sedere per terra e ricomincia a correre all'inseguimento, entra in piazza lavagna e prosegue sempre di corsa fino ad un deserto vico della lepre... si ferma senza fiato, si appoggia un attimo al muro e ormai sicura di averlo perso chiude gli occhi e tira il fiato; improvvisamente però ... "ehi tu! ehi tu!! che ora è?? che cazzo di ora è?? dai! dai presto che è tardi!!! devo andare!!!"
Alyce apre gli occhi e lo rivede, fermo davanti a lei... cazzo... ma allora è vero non è un sogno! e resta ancora a bocca aperta a fissarlo...
"dai ragazzina! che ora è" chiede il coniglio con i baffi tremolanti.. ma non da tempo di aspettare riposta e ZAC si butta dentro un tombino... Alyce urla, chiama aiuto, una persona si ferma preoccupata ma appena sente che alla tossica è caduto il coniglio nel tombino ..."sì sì ehm non preoccuparti.. che ritorna.." e via scappa!
Alyce allora si sporge nel tombino con l'accendino per vedere ma scivola e... cade cade cade cade cade................ sempre più in basso.......

lunedì 22 febbraio 2010

Alyce in tu paise di casin!

Sono circa le 17 di un caldo pomeriggio primaverile e Alyce sta trotterellando con aria alquanto innocente per i caruggi di Genova in cerca di clienti, classici mariti di mezza età, sovrappeso col doppio mento, la cravatta slacciata e i capelli schiacciati in testa dalla brillantina per coprire i buchi della calvizie incipiente....., clienti facili da accontentare con un pompino veloce dietro il cassonetto della rumenta facendogli credere chissà cosa in cambio di un 20 euro per un lavoro sicuro.... o di 40 per un succhiotto open air senza gondone e venuta in mano.
Vestita con un piccolo abito rosso e stivali con tacco da 6 sale su per vico della neve, la zona che era considerata la più fredda del centro storico dove erano le antiche ghiacciaie del porto, fumandosi l'ennesima canna della giornata quando improvvisamente.... un coniglio!
E fin qui nulla di troppo strano ma il coniglio non è come un tenero animaletto da compagnia, di cui tutti abbiamo una tenera visione in testa, un piccolo batuffolo di cotone bianco che rosicchia una carotina dentro una gabbietta mentre un piccolo bambino futuro serial killer lo guarda da fuori con occhi adoranti... E' un cazzo di coniglio alto più di un metro che indossa la maglietta della samp num99, quella di cassano per intenderci, un paio di jeans stracciati ed un berretto di lana con i buchi per le orecchie.
Alyce si blocca improvvisamente in mezzo al vicolo, sgrana gli occhi, fissa la canna, fissa il coniglio, fissa la canna e "ma che cazzo mi ha venduto quel marocchino del cazzo?!? che sto fumando??"
Il coniglio alza lo sguardo, la fissa, si chiude la zip dei jeans, saluta Francesca, il trans che lo ha ospitato per la mezz'ora precedente, si avvicna ad Alyce e tira fuori una marlboro "Bella raga, hai da accendere?"
Alyce lo fissa imbambolata con gli occhi sgranati a palla e resta muta... "o cazzo ragazza, dammi da accendere!"
"eh ... ah ... sì .. ma... tu... sei un coniglio!!"
"cazzo! sei sveglia! sono bianco, peloso, con le orecchie a punte, una coda a batuffolo e due grossi denti incisivi... se non fossi un coniglio sarei veramente brutto!"
" sì.. ma tu ... tu parli!"
"orcatroiiaaa ma le deficenti tutte io le becco??? guarda non me ne ero accorto di parlare! credevo di avere la suoneria del telefonino impostata su un discorso del Berlusca! dai su dammi un po' l'accendino!"
Alyce con mano tremante gli allunga l'accendino, quello lo prende e si accende una canna pure lui "aaaaahhhh scusa ma dopo averlo preso in culo da Francesca una cannetta fa bene... anche se ci vorrebbe un mezzo chilo di anestetico sul buco per farlo passare!! ahaha... ma scusa un attimo che ore sono?"
"eh... le ore??"
"occazzo! sì C H E O R A E'??"
"eh ah beh io faccio le 17 e 30...."
"ORCOD.... è tardissimooooo!! devo scappare!!!! la troia di cuori mi taglierà la testa!!
e zip il coniglio si gira, si schiaccia sulle zampe e corre via!
Alyce resta un attimo bloccata e gli corre dietro "aspettaaaa...."

martedì 16 febbraio 2010

In nome delle belle ragazze albanesi

Durante il recente incontro con Berisha, il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza all'Albania. Poi ha aggiunto: "Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze".

Dalla scrittrice albanese Elvira Dones questa lettera aperta al premier Silvio Berlusconi:

"Egregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione."Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio. Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero. Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio. In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.
Elvira Dones, scrittrice-giornalista. Nata a Durazzo nel 1960, si è laureata in Lettere albanesi e inglesi all?Università di Tirana. Emigrata dal suo Paese prima della caduta del Muro di Berlino, dal 1988 al 2004 ha vissuto e lavorato in Svizzera. Attualmente risiede negli Stati Uniti, dove alla narrativa alterna il lavoro di giornalista e sceneggiatrice.